Questo è quanto persone come me fanno quotidianamente conto terzi o per se stessi. Innovare, inventare, creare è oggi sempre più difficile. Quando si pensa ad una nuova attività di business sono molteplici gli aspetti da tenere in considerazione. In primo luogo si deve compiere una bella indagine di mercato che consideri fattori favorevoli e contrari all’attività, siano essi interni o esterni. E’ pertanto necessario verificare se ci sia o meno una domanda, se la domanda può essere soddisfatta e a quali costi, se la logistica, il costo di produzione, il costo del lavoro, i costi commerciali e promozionali siano sostenibili rispetto ai ricavi previsti. E’ necessario verificare la concorrenza diretta e/o indiretta, se è possibile un profitto, verificare se la legislazione del paese che ospiterà la sede dell’impresa consente o meno quella attività, soprattutto è importante sapere se quella attività produrrà ricchezza per l’azienda e vantaggi per i suoi clienti. In estrema sintesi questi sono i macro fattori da esaminare.
Se dovessi pensare di far partire una nuova iniziativa imprenditoriale oggi, in Italia, non potrei certo non considerare la situazione in cui questo paese versa, come non potrei considerare che i fattori cruciali per la vita di un’impresa risultano essere assolutamente sfavorevoli e ribadendo questi fattori sfavorevoli dovremmo necessariamente elencare i seguenti:
Scarsa capacità di reperire capitali, sia propri che di terzi;
Costo del lavoro decisamente elevato;
Livello di tassazione altissimo;
Logistica e infrastrutture deficitarie;
Burocrazia in grado di far perdere la pazienza ad un santo.
Con queste premesse, mi darete atto, è davvero difficile mettersi davanti ad un pc ed elaborare un piano di business, eppure, ogni giorno, imprenditori piccoli o grandi si armano di coraggio e di sogni e creano nuove imprese e nuove opportunità. Alcuni di loro, pochi a dire il vero, riescono, mentre altri arrancano, ma il periodo può giustificare queste difficoltà.
Il mio lavoro però è questo. Io devo cercare di creare nuove opportunità, nuovi modelli e come tutti, anche io volo con la fantasia e immagino un luogo dove io possa fare tutto quello che mi pare. Immagino un paese che mi consenta di creare una organizzazione che non produca valore facendo soldi a palate, una struttura che possa permettersi il lusso di spendere e spandere per non produrre nulla e avere ricavi minimi pari a 6 volte i costi sostenuti, una potente azienda in grado di determinare la vita delle persone prendendo da loro quello che vogliono, una realtà in grado di determinare le politiche delle istituzioni finanziarie, della cultura dei giovani, dello sviluppo economico di vaste aree territoriali e/o di interi paesi.
Mi piacerebbe avere un’organizzazione che chiedendo ai propri clienti cosa sia più giusto e utile per loro, una volta ottenuta una risposta, faccia esattamente il contrario di quanto richiesto, aumentando per giunta i propri profitti.
Vorrei un’azienda che possa permettersi il lusso di reclutare dipendenti prescindendo dal loro valore professionale, basandosi solo sulla simpatia, il nepotismo e tutte quelle caratteristiche che nulla hanno a che vedere con le logiche della meritocrazia (ma poi sta meritocrazia che cavolo è, chi misura se un soggetto sia meritevole o meno? Cosa determina un merito? I titoli, il curriculum, cosa? In pratica chi verifica il verificatore?) e soprattutto … non essere soggetto a tassazione.
Direte voi: “Fare business così sono capaci tutti. Tu immagini l’isola che non c’è”. Anche io credevo che posti così non esistessero, nessun paese al mondo potrebbe offrire tanto.
Eppure mi sbagliavo e se ci riflettete un po’ su vi accorgerete di essere in errore anche voi.
Tanti anni fa, a seguito di uno scandalo di dimensioni bibliche legato ai finanziamenti di organizzazioni politiche, i cittadini di un paese votarono l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.
Questi cittadini, stanchi di essere vessati dalla loro classe dirigente, lanciarono un segnale forte e chiaro: “Vuoi fare politica? PAGATEVELA DA SOLI”. La maggioranza della popolazione voto l’abolizione di una legge di finanziamento ai partiti, la votarono anche i partiti che percepivano quei finanziamenti. C’era bisogno di nuove regole e di trasparenza e quello sembrava a tutti il giusto momento storico per sistemare quelle regole distorte che tanto danno facevano al paese. A dire il vero nessuno si lamentava ancora delle baby pensioni e di altri privilegi, più o meno meritati, di cui in molti godevano, anche comuni cittadini con il cosiddetto “Santo in Paradiso”.
Tuttavia quella legge fu abrogata, ma, visto che non c’è limite alla creatività dell’uomo, le stesse organizzazioni politiche si misero subito al lavoro e, con grande capacità creativa e una notevole faccia tosta, sfornarono, nuova nuova, una bella legge che ripagava le stesse organizzazioni delle spese sostenute in campagna elettorale.
Questa nuova legge però non prevede tetti e/o rendicontazioni e credo parta dall’assunto che chi fa politica deve essere eletto, mantenere la poltrona, continuare a fare propaganda sul territorio e pagare tutte le attività che il fare vita di partito comporta. Aggiungiamo a questo che questo paese, nel bene e nel male, ha smesso di cambiare governo ogni due anni e mezzo e quindi deve sostenere i propri partiti per almeno una legislatura intera, anche se ci saranno sempre le elezioni amministrative, le europee e quanto altro ancora.
I partiti politici però, essendo composti da persone di grandi capacità organizzative e di business, hanno aggiunto al finanziamento di cui sopra qualche altra quisquiglia di regola come la non obbligatorietà alla rendicontazione, alla trasparenza delle spese e alla stesura e verifica di un bilancio. Il risultato ottenuto da queste nuove norme è FANTASMAGORICO, ovvero, la creazione di un soggetto politico economico in grado di creare regole a suo piacimento, non creare valore, non offrire un servizio se non agli aderenti (e non tutti) al partito, sostenere costi a piacimento e ottenere rimborsi di quei costi anche deduplicati, non redigere bilanci e non rispondere giuridicamente della salute stessa dei conti del partito e soprattutto … non pagare le tasse.
INCREDIBILE NO? Avere sotto gli occhi una tale opportunità e non averla sfruttata, come stratega sono una vera schifezza!!!
A questo punto però il mio studio già lo fatto e posso dire di essere pronto.
Pronto a fregarmene di tutti quegli imprenditori che non possono godere delle libertà concesse ai partiti e che stanno chiudendo le loro imprese;
Pronto a fregarmene dei lavoratori che queste imprese sono costrette a lasciare a casa;
Pronto a fregarmene degli esodati, dei mancati pensionati, dei precari, delle famiglie in difficoltà, dei giovani senza lavoro, dei cinquantenni a spasso e di tutti quelli tartassati dalle tasse.
IO FONDO UN PARTITO. Questo si che è un gran bel business e se son bravo, magari divento anche Ministro e dell’economia per giunta.
Sono convinto che tecnicamente non potrò che raccogliere applausi e che l’etica vada a farsi fottere.
Si raccolgono adesioni.
Antonio Maurizio Gaetani